Il teatro, oltre ad essere il mio luogo di lavoro, è anche il luogo in cui percepisco la bellezza della mia lingua madre: il teatro, appunto. È anche la terra buia dove riesco a venire alla luce e a dire ciò che penso veramente. Quando osservo ciò che accade in scena non posso fare a meno di interrogarmi sui legami che vi sono tra me e ciò che vedo compiersi e al genere di legame che riusciremo a creare con gli spettatori. Il teatro è efficace quando non siamo in grado di prevedere ciò che sta per accadere. Beckett è un maestro abilissimo nel deludere le aspettative. Mentre il teatro antico mostrava sempre delle soluzioni con Beckett non si giunge a nessuna soluzione. Nulla sembra accadere.
ESTRAGONE: Non siamo legati?
VLADIMIRO: Non capisco niente.
ESTRAGONE: Ti domando se siamo legati.
VLADIMIRO: Legati?
ESTRAGONE: Legati.
VLADIMIRO: Legati come?
Osservare il nostro ombelico ci ricorda che già prima di apparire sulla scena del mondo eravamo legati, un legame d’amore, palesemente diverso dal loro. Pure Estragone e Vladimiro si conoscono abbastanza da non sopportarsi più e allo stesso tempo sentirsi indissolubilmente legati. Siamo esseri interdipendenti, la necessità dell’altro ci rende più integri, più umani, più liberi. Per questo ho voluto delle corde sul palco, alcune di queste legano, altre ricollegano e altre ancora sollevano e ci mostrano i legami meno visibili.
Con: Alessandro Boldetti, Diego Willy Corna, Moira Dellatorre e Martina Soldati.Musiche: Giuseppe Senfett
Scene: Irene Agostino
Trucco: Silvia Rissone Gatti
Tecnici: Andrea Della Neve, Giovanni Cereghetti
Video: Jacopo Mondini
Foto: Lara De Maria